L’arte è frutto di un’esperienza interiore. Si concepisce un’opera prima nel cuore, solo in seguito essa vedrà la luce con la sua realizzazione. L’arte non è semplice evasione dal mondo, piuttosto è strumento di elevazione, di ricerca e congiunzione con il “Tu divino”.
Un mio carissimo amico mi ha inviato questo articolo scritto da qualcuno per cui la dimensione artistica è parte integrante della sua esperienza di fede e fonte di testimonianza. Lo condivido volentieri con voi, si tratta di una riflessione rivolta agli artisti.1
L’arte è frutto di un’esperienza interiore. Si concepisce un’opera prima nel cuore, solo in seguito essa vedrà la luce con la sua realizzazione. L’arte non è semplice evasione dal mondo, piuttosto è strumento di elevazione, di ricerca e congiunzione con il “Tu divino”. L’arte è una scintilla di Paradiso, che interviene e discende nel nostro spazio-tempo. Possiamo anche vederla come “scala verso il cielo”. Se dovessimo farci un’idea del Paradiso non possiamo prescindere dal piano artistico, da tutto ciò che sperimentiamo di buono in questa esperienza terrena, questo, infatti, lo ritroveremo in perfezione anche nella vita eterna.
Siamo grati a Dio per ciò che gli artisti hanno dato all’umanità, sul piano: della musica, della pittura, della scultura, del cinema, del teatro, della danza ed altro ancora. Va soggiunto che l’arte risente fortemente della vita sociale, delle mode delle tendenze e degli schemi del proprio tempo. Per questa ragione, occorre scoprire il bello che scaturisce dal buono e dal vero. Difatti, senza il bonum e il verum, svanisce anche il pulchrum. A sua volta il buono ed il vero non possono fare a meno di riferirsi a Dio che è amore.
I Padri conciliari nel 1964, tra i vari messaggi alle diverse categorie sociali e professionali, espressero queste parole destinate agli artisti:
Il mondo in cui viviamo ha bisogno di bellezza, per non oscurarsi nella disperazione. La bellezza, come la verità, è ciò che mette la gioia nel cuore degli uomini, è il frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione.
Giovanni Paolo II, citando una poesia polacca, di Adam Mickiewicz dal titolo: «Emerge dal caos il mondo dello spirito»; si rivolgeva agli artisti con questo auspicio:
La vostra arte contribuisca all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio, trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno.
Su questa scia Benedetto XVI, agli artisti raccolti nella Sistina, proponeva quest’avventura dello spirito:
«Non abbiate paura di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi, come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita! La fede non toglie nulla al vostro genio, alla vostra arte, anzi, li esalta e li nutre, li incoraggia a valicare la soglia e a contemplare con occhi affascinati e commossi la meta ultima e definitiva, il sole senza tramonto che illumina e fa bello il presente».
Alla luce di quanto detto, l’arte cristiana può certamente contribuire a salvare il mondo, in quanto espressione del mistero di Cristo. Suggerisco di non smettere di sognare e d’intravedere un possibile cambiamento, prima con gli occhi del cuore ed in seguito attraverso le varie forme artistiche. Invito gli artisti a regalare momenti belli e spensierati, soprattutto a diventare ponti ed anelli di congiunzione tra questa vita ed il mondo ideale: il Regno di Dio.
p.A
1 Per arte si intende qui l'insieme delle arti, fra cui la musica.