Il secondo approfondimento sulla figura di Madeleine Delbrêl affronta un tema che concerne tutti i credenti: come trovare Dio nel quotidiano, nella nostra attività o nei nostri studi, tra la folla o il rumore che ci circonda?
Ricordo che una delle domande che mi facevo da neo convertita era “Come dimorare in Lui?”. Tante sono le cose che ci attraggono o ci distraggono e spesso la sensazione è quella, per la più parte della giornata, di essere sconnessi da Dio.
Si tratta di una tematica che attraversa tutta la storia della spiritualità quella del vivere alla Sua Presenza nel quotidiano e esistono molteplici metodi e consigli a questo proposito. Dopo aver “vagato” per anni alla ricerca di una risposta ho capito che (leggi anche l’articolo “Invocare lo Spirito Santo”) la preghiera è mettersi in Presenza.
La scelta di vita di Madeleine e delle sue amiche, che decisero di condividere a partire dal 1933 a Ivry una vita familiare tra lavoro, accoglienza, preghiera e vita parrocchiale, non era consueta per l’epoca. Solitamente ci si donava a Dio attraverso la vita religiosa e questa immersione nella società non doveva esser vista da tutti di buon occhio per i “pericoli” che rappresentava. Probabilmente per questa ragione Madeleine affronta la tematica del “Come dimorare in Lui?” rivisitando i valori della vita religiosa e rendendoli così accessibili e praticabili da tutti coloro che condividevano nella vita quotidiana le stesse esperienze e difficoltà delle ragazze di Ivry.
Primordiale per Madeleine è l’accoglienza del Vangelo, che deve incarnarsi in noi e trasformaci in uomini e donne nuovi. Questo argomento verrà approfondito in un articolo a parte. Qui invece potremo approfondire le tematiche della ricerca della solitudine per immergersi in Dio e di azione e contemplazione.
Nella Parola di Dio ma anche nella spiritualità, emerge che per trovare o ascoltare Dio è necessaria la solitudine. Il deserto nella Bibbia è il luogo isolato in cui Dio può parlare al cuore e, per chi non ce l’ha a due passi da casa, nella vita spirituale si tratta di un luogo in disparte, dove ci si può mettere all’ascolto, lontano dalla folla. Madeleine capovolge questo valore e lo fa per la convinzione che Dio è ovunque e quindi in qualsiasi luogo ci troviamo possiamo metterci all’ascolto (traduzione italiana vedi note):
A nous gens de la rue, il semble que la solitude n’est pas l’absence du monde mais la présence de Dieu. C’est de le rencontrer partout qui fait notre solitude.1
In ogni giornata occorre attraverso un cuore attento, accogliere tutti gli attimi di solitudine che ci vengono donati, in auto, nell’autobus, in una breve pausa lavorativa, correndo, stirando, a casa o fra la gente è sempre possibile incontrare Dio:
Comme le moine caresse des yeux les murs de sa clôture, ainsi dès le lever, ouvrons notre âme aux petites solitudes de la journée. Car nos minuscules solitudes sont aussi grandes, aussi exaltantes, aussi saintes que tous les déserts du monde, elles sont habitées par le même Dieu, le Dieu qui fait la solitude sainte.2
Questi ritagli di tempo, sparsi qua e là nella giornata diventano preghiera, intercessione, lode. Sono momenti d’amore, che generano amore. Quando non riconosciamo questi momenti di solitudine come occasioni per connettersi a Lui, non cogliamo il loro valore eterno. Ricordo ancora i volti dei cresimandi che accompagnavo in un santuario, quando il religioso che guidava la visita disse all’entrata con intensità “State attenti, ora abbandoniamo il tempo, per entrare nell’eternità”. In un attimo ci fu un silenzio e si misero ad ascoltare. L’eternità è questo spazio senza confini, senza tempo in cui possiamo dimorare in Lui.
In questa ottica possiamo comprendere ora perché Madeleine non trova utile soffermarsi sulle distinzioni tra azione e contemplazione, così care alla vita religiosa:
Nos pas marchent dans une rue mais notre coeur bat dans le monde entier. C’est pourquoi nos petits actes, dans lesquels nous ne savons distinguer entre action et prière, unissent parfaitement l’amour de Dieu et l’amour de nos frères.3
Fra amore di Dio e dei fratelli è un tutt’uno. Oltre a riconoscere in queste parole l’influenza di Santa Teresa di Lisieux riguardo ai piccoli atti fatti per amore, il suo pensiero non è neppure distante da quello della fondatrice del Carmelo. Teresa d’Avila afferma che il fine dell’orazione e dell’unione con Dio sono le opere (Castello interiore, Settime mansioni, cap. 4,6), pensiero che ha generato la riflessione sulla “mistica apostolica” che considera come l’apostolato sia generato dal “dimorare in Lui”4. La continuità tra preghiera e azione e viceversa, vissute come occasioni per amare, diventano così la modalità privilegiata di incontro di Dio nel quotidiano:
Parce que nous trouvons dans l’amour une occupation suffisante, nous n’avons pas pris le temps de classer les actes en prière et en action. Nous trouvons que la prière est une action et que l’action est une prière; il nous semble que l’action vraiment amoureuse est toute pleine de lumière.5
1Madeleine Delbrêl, Nous autres, gens des rues, Éditions du Seuil, 1966, p. 64 Libera traduzione dal francese: "A noi gente di strada pare che la solitudine non sia l'assenza del mondo, ma la presenza di Dio. È incontrarlo ovunque la nostra solitudine." 2Ibid, pp. 76-77 Libera traduzione dal francese: "Come il monaco accarezza con lo sguardo le pareti della clausura, fin dal risveglio apriamo la nostra anima alle piccole solitudini della giornata. Perché le nostre piccole solitudini sono tanto grandi, tanto esaltanti, tanto sante quanto tutti i deserti del mondo, sono abitate dallo stesso Dio, il Dio che rende santa la solitudine." 3Ibidem, p. 67 Libera traduzione dal francese: "I nostri passi camminano per la strada, ma il nostro cuore batte nel mondo intero. Ecco perché i nostri piccoli gesti, nei quali non sappiamo distinguere tra azione e preghiera, uniscono perfettamente l'amore di Dio e l'amore dei fratelli." 4cf. François-Régis Wilhélelm, Dieu dans l'action. La mystique apostolique selon Thérèse D'Avila, Éditions du Carmel, 1992 5Madeleine Delbrêl, Nous autres, gens des rues, Éditions du Seuil, 1966, p. 66 Libera traduzione dal francese: "Poiché nell'amore troviamo un'occupazione sufficiente, non ci siamo presi il tempo di classificare gli atti in preghiera e azione. Troviamo che la preghiera sia azione e l'azione sia preghiera; a noi pare che l'azione veramente amorevole sia colma di luce."