La festa dell’Ascensione, oltre a ricordarci il nostro destino eterno, rappresenta il momento in cui i discepoli passano dalla relazione personale, fisica con la persona di Gesù, a una modalità nuova, che sarà quella di tutti i credenti a venire.
Nel Nuovo Testamento, Giovanni evidenzia particolarmente la fisicità dell’esperienza vissuta dai testimoni oculari – ossia coloro che hanno incontrato Gesù – che coinvolge i loro sensi e implica vicinanza:
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena (1 Gv 1,1-4)
L’Ascensione rappresenta il momento in cui la vicinanza fisica viene meno e i discepoli rischiano, dopo la Sua morte e risurrezione, di essere nuovamente disorientati. Gesù ne è consapevole e perciò afferma “non vi lascerò orfani” (Gv 14,18) e promette loro lo Spirito Santo non solo a loro, ma a tutti i credenti a venire. Il Soffio di Dio, operante fin dalla creazione, diventa ora la modalità per entrare in relazione con Dio. Una modalità che, anche se può stenderti a terra, come nel racconto della conversione dell’apostolo Paolo, viene percepita più intuitivamente e attraverso i sensi interiori, che fisicamente. Alla promessa dello Spirito, vengono associate la comprensione e la memoria di quanto è accaduto e accadrà:
Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14,26)
Lo Spirito Santo è anche Colui che grida in noi Abbà Padre e ci apre alla dimensione filiale:
E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria (Rm 8,15-17)
La dimensione filiale ci permette di sperimentare l’Amore, di sentirci creature amate, amanti e amabili, custodite in questo stesso Amore, chiamate a sbocciare e a crescere nell’Amore, destinate dall’eternità e per l’eternità all’Amore.
Il senso dell’Ascensione, dove Gesù afferma che va a preparaci un posto è questo: il nostro posto, la nostra casa è il Padre. Una casa nella quale fin d’ora possiamo abitare, con i limiti che la nostra condizione terrena ci impone, consapevoli che un giorno dimoreremo per sempre in Lui, nel Suo Amore.
– È come il vento, non lo vedo ma lo percepisco.
– Cosa percepisci?
– Percepisco la meraviglia, la bellezza, la gioia, l’amore. È il centro dell’universo
(dal film I passi dell’amore, tratto dal libro di Nicholas Sparks)